Una porta bianca, che trovavo sempre aperta, chiusa.
E quel ricordo di te che hai lasciato penzolare giù dallo stipite.
..quindi tornerai..
Non lo pensavo..
Ho pensato di poterlo pensare
Ma già ti ricordo come un passato.
Immagini di questa cucina sotto lente giapponese. Birra, vino, e tu estraneo in una cappa di fumo.
Quante cazzate hai detto.
Eppure.
Non pensavo fosse pensabile.
Ho pensato di pensarlo.
Ma non di pensarlo reale
Possibile, realmente pensabile.
Un po' mi manchi.
Te e la connessione di razza che non rinnegavi solo per mio piacere.
Te e i tuoi segreti arricciati nelle storie delle tue favole. Te e la tua immaginazione.
Il tuo anello, perfetto e tondo, incatenante te e il tuo collo, mai il mio.
E quelle medagliette come trofei al valore tintinnanti per un nulla di fatto psicologico.
Ora sulla porta. Ferme.
Starei ore a guardare quel bianco fermo.
In attesa che si apra.
Forse.
Come se dentro trovassi il tuo segreto fatto cadavere.
E, ti assicuro, non lo pensavo.
E, ti assicuro, mi manchi.
E, ti assicuro, Forse.