giovedì 14 dicembre 2006

< Un bel giorno tutti gli eroi tramontano, i re cadono. Prima o poi Shavuoth finisce, per tutti. >

Lo hai scritto proprio te, ricordi?

Non è stato il cosa, ma il come. Non è stato nemmeno il come, ora che lo hai spiegato, ma il motivo alla base del come.

Non sei un mentore, non sei un padre: entrambi avrebbero asciugato le mie lacrime.

Cosa ne è rimasto di te?

Non è mio uso essere drammatica, ma imparare, quello tento di farlo.

E cosa ho appreso? Che era più tuo interesse dimostrarti innocente e giustificarti davanti ad una persona della quale il giudizio non ti interessa. Non ti sei nemmeno lavato la coscienza con quelle parole. Hai solo parlato. A vuoto.

A chi parlavi?
Non a me, no di certo. Eri nel giusto e lo sapevi.
Non a te stesso. Non ti senti in colpa, non ti dovevi giustificazioni.
Parlavi alle tue orecchie, per sentire il suono della tua voce? O parlavi a quelle di un terzo che ascoltava poco lontano?

Ci vuole ben altro per ferirti. Certo. Non ti tange.
Eppure hai parlato.

Ogni parola è un mondo, tu hai ucciso milioni di miliardi di abitanti sospendendoli in un vuoto soffocante e silenzioso che è l'inutilità.

Certo, farò come hai detto.
Certo, non perdiamo la nostra stima.
Certo, ai tuoi occhi e ai miei niente è cambiato.

Ma perché parlare? Perché aprire bocca?

E' forse questo che rende la delusione cocente ed incurabile.
Il sapere che se non importa a me, e non importa a te, io divento invisibile.

Io prima o poi bevrò altra luce, e di nuovo avrò colore e spessore.
Ma per te se invisibile sono, invisibile resto.
Dopo sette anni, invisibile resto.
Dopo tutto il mio sangue, invisibile resto.
Dopo la mia indifferenza, invisibile resto.
Dopo la mia umiltà, invisibile resto.
E prima che scomparissi, invisibile sono restata.

E come se non bastasse, invisibile diventerai perché invisibile diventi ai miei occhi quando sprechi parole.

Ed io che non ti ho mai messo su un trono alto, ti vedo comunque cadere.



Quel palco ormai è vuoto. Restano solo delle scarpe da corsa inchiodate alle assi da anni,
sette, di più,
in attesa che la luce mi rigeneri dentro di esse
colando dall'alto
della mia grande,
impreparata
regia.







Jitzach Löwy     Sai cosa penso? Che in fondo il tuo sogno è uguale al mio.
Franz Kafka    Può darsi. Sì.
Jitzach Löwy    Un bel giorno tutti gli eroi tramontano, i re cadono. Prima o poi Shavuoth finisce, per tutti.
Franz Kafka    E a quel punto? Che succede?
Jitzach Löwy    A quel punto scopri chi sei. O ci provi, almeno.




Essere pronti è tutto.



domenica 3 dicembre 2006

There's nothing here but what here's mine.


Pendolando tra i miei impegni, tra amici troppo vecchi e forse troppo interessati per essere definiti amici,
pendolando osservo la condensa di questo finestrino e gioisco di essere come il riflesso di mondo che vedo al di fuori: velato e non definito.

Ricordo che mi dicevano: < non riesco a capire chi sei, e come vivi >
Posso avere la vaga soddisfazione di sapere che è vero quasi per tutti?
...perché nelle mie dettagliate confidenze non ometto mai l'omissione, e chissà se questo fa da scudo per me o da arma per gli altri.

Di sicuro riesco ancora a donare sorrisi a piene labbra, ma a volte vorrei alzare questo tulle bianco e aprirmi verso coloro ai quali ho assicurato la mia devozione.

Si contano sulle dita di una mano mutilata, e sono la mia ragione di vita. Loro. Io e "loro".
A "loro" vorrei dire < mi dispiace >.
Vorrei promettere tante verità, ma senza stimoli adatti e con gli armadi che traboccano di ossa vecchie e nuove, non so come fare.
Così gesta di grande importanza e rilievo vengono distratte dal loro naturale corso, e perdono il nome di azione.

A loro, a voi che mi volevate, scusa.

domenica 22 ottobre 2006

Credo di essere arrivata ad un punto in cui necessito una sorta di bilancio.
Ho bisogno di vagliare gli eventi e di classificarli, di giudicare e di mettere da parte i fatti.

Innanzitutto riconosco di avere un problema con questo ermetismo che mi mangia le parole da sotto le dita. Vorrei dire ma non posso. E' passato troppo tempo e la notizia si è propagata. Ed ogni sguardo in più ruba spazio a me. Il che è un po' triste, ma posso ancora conviverci.
Anche perchè è strano, ma sento di non averne quasi più bisogno. Che non mi importa più scrivere attraverso un reticolato o un codice, ma che la cosa migliore che posso fare è ricercare chiarezza anche nelle piccole cose.
Si nota già dallo stile adottato. Cambia ed è palpabile. Non è più ermetismo ma è minimalismo.
Mi spiace se qualcuno si era affezionato, come me, a quella sorta di poesia che riuscivo a far sbucare dai miei pensieri. Purtroppo non ci riesco ora, ora è questo che posso fare, e sarebbe idiota tradirmi nella mia stessa casa ed arena. Credo che sia sintomo di una cosa importante, però.
Molto importante.
E' passato del tempo e sono cresciuta. E questo è il primo punto che ho da segnalarmi.

Seconda cosa, come si diceva, da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
Mi prendo le mie responsabilità, un po' per volta ma me le sto prendendo.
E imparo dal passato.
Soprattutto quello.
Quindi fai quello che ti pare delle tue convinzioni, spacciale ai bambini davanti alla scuola, fattele stampare su una fruit, agisci in base a quello che pensi ma poi... poi sono cazzi miei ed intendo tenermi stretta qualsiasi opinione io abbia in modo che, ancora una volta, mi aiuti nell'ultima sfida della mia dottrina:
Il dosaggio.

Non è semplice da acquisire, questo tipo di verità. Proprio perchè ci sono tante tante altre verità che cercano di essere scelte. Ma agiamo in base a supposizioni. Io suppongo di essere buona. Di essere nel giusto. Di fare la cosa più corretta fino a quando non nuocerà a qualcuno.
Ora, anche questo punto è molto soggettivo, ma credo di aver sentito scricchiolare in maniera sospetta il cervello dopo aver vagliato troppe ipotesi per volta. E ora gli darò un riposo meritato.

Quindi per dirla tutta fa male, si. Ma fa male come a Emily. Ed Emily resta un modello. E poi Emily va verso la luna, diventa farfalle.. insomma, cose davvero poetiche.
Insomma roba del genere segna l'umanità! Pensate al cristianesimo!
Credo tutto sommato possa sopportarlo. Che sarà mai? Abbiamo tutti visto di peggio.

Mi avvolgo in questo velo trasparente perchè non mi rimane altro. Non è un esperimento fallito, non è niente di terribile, ma i titoli sono calati ed ora siccome non ho voglia di buttarmi da un grattacielo newyorkese mi tocca aprire un altro capitolo.
Forse.

O forse dovrei concentrarmi sui miei piccoli diamanti da giardino.
Sarebbe tanto meglio.
Forse dovrei smettere di cercare di ripetere alla fine sempre la stessa solfa e cercare un prodotto diverso da distribuire. Forse.
Forse dovrei comprarmi dei pesci rossi.
Forse.



E poi ci sono le solite rassicuranti cose perfette nel loro essere rassicuranti oppure terrificanti. Il tempo, il mio compagno, la pioggia, il letto, i sogni.
Al diavolo il resto, sono una persona felice.

E continuerò il mio lavoro. Potete giurarci.

giovedì 28 settembre 2006

E lei, piccola signora, si voltò a guardarsi indietro. Dopo tanto tempo, dopo molto tempo, indietro non era più un concetto di ricordi e di strada battuta, indietro era diventato un quadro semplice e chiaro, definito nel suo poter essere liquidato in una alzata di spalle.

E lei capì che non si può sempre correre dalle persone, e poi ancora, via dalle persone.
Non si deve per forza tendere le mani, non si deve per forza dare.

E lei divenne come tutti gli altri al mondo, pronta a piangere e gridare perchè qualcuno la sentisse, ma pronta a rifiutare un aiuto se venuto da un luogo troppo ignoto. Pronta ad ascoltare solo quando poi avrà qualcosa da far sentire. Pronta a mettere paletti su come quando e dove si dovrà tirare indietro, se le cose andranno male.

E voi che leggete, cosa ne pensate?
Siete contenti che quella piccola signora sia cambiata, siete contenti che si stia ricredendo, che si stia appiattendo sulla linea sottile della realtà?

C'è chi non chiede altro che dare affetto. E' davvero possibile ferire una persona così?
E' concepibile rifiutarsi?
A lei stanno insegnando di sì, e se mai dovesse morire, dovesse alzare di nuovo le spalle davanti a quella strada passata... Beh, nel mio minuto di silenzio terrò il mio rancore vivo e fresco per tutti voi.

Forse lei, piccola signora, non è perfetta. Non è come vorrebbe essere. Forse nei suoi tentativi e nei suoi esperimenti sbaglia, e il suo ideale vacilla ai venti più forti.
Ma non me la sento di abbandonarla. Sia come sia, è la cosa più pura che ho.




E per oggi vi concedo con massimo rispetto il vostro senso di colpa.







Il mio Ego Counter è vivo, e sale.




sabato 23 settembre 2006

Mi dispiace, so che ho detto e pensato cose di cui non avevo il diritto di pensare o dire. Mi dispiace se in qualche modo ti ho offeso o ho dubitato di te.





Non ho il minimo diritto, non mi merito che facciate niente, è il puro egoismo che mi porta a ragionare in un certo modo.. Prima o poi me ne accorgerò, e allora mi volterò e me ne andrò, da sola..
Ti prego, non chiedermi il significato di questo discorso, mi fido di te, spero che tu non lo ritirerai più fuori, lo dico a te perchè spero che tu possa accettare il fatto che scrivo cose così confuse.


...

Il giorno in cui ti accorgerai che il tuo egoismo ti ha portato a far male a qualcuno oltre a te stessa sarà il giorno in cui io per prima ti abbraccierò più forte, e non andrai via sola, ma ti porterò via con me.

Io capisco perfettamente i tuoi discorsi, li leggo col cuore. E col cuore guardo le mille stelle del cielo. Gli occhi di un gatto.

You are the one that i believed in.. Nothing else matters..






Dimmi qualcosa anche te! Incazzati! ...Magari reagisco e capisco di sbagliare...

...

Lo so che è assurdo che pensi queste cose, ma in questo momento non riesco a impedirmelo... E scoppio a piangere sempre più spesso..

...

Io ti adoro.
Non so come altro dirtelo, so che ora vorresti altre risposte, ma no ci riesco a non pensare. So solo questo ora. Mi fa male la pancia.

Io ho bisogno di te e del tuo affetto per vivere. Ho bisogno di poterti abbracciare e baciare. Sei la mia migliore amica. Sei più della mia migliore amica. Sei una parte della mia vita stessa.

...

Davvero, è che ora sono felice, e nella mia felicità, per qualsiasi cosa, c'entri sempre, in un modo o nell'altro, in un modo o nell'altro è praticamente sempre per merito tuo se le cose finiscono bene, non solo tra noi anche la roba mia...

Ma davvero, non so come farei senza di te.




Per me conta troppo più il fatto che ho bisogno di te, che senza di te è tutto più vuoto, davvero.. Insomma, non mi riesce di spiegarlo...
Te non devi piangere, non ce n'è motivo (ci si consola sempre dopo), non te ne darò motivo..


...

Sono così felice che tu mi abbia scritto queste cose.
Sono felice quando parliamo sole, io e te.
Sono felice quando siamo insieme ad ascoltare una canzone.
Sono felice quando cantiamo insieme.
Sono felice quando ti faccio ridere. E' bellissimo sentirti ridere, sono mille campanellini, sono le stelle che ridono. E sono io a muoverli.
Sono felice quando mi sorridi la mattina.
Quando dopo aver parlato all'uscita scappi via e voltandoti dici "ti chiamo!"
Sono felice che tu mi abbia chiesto di che sezione ero tre anni fa.
Sono felice di averti conosciuta, di essermi innamorata della tua armonia, di dover essere così piena di gioia nel sentirmi dire che mi vuoi bene.

...

Ho bisogno della tua approvazione, per qualsiasi cosa, per ogni pensiero..

E' bello pensare che ti accorgi dell'importanza di ogni momento che passiamo da sole, delle cose che penso, di quello che facciamo insieme, di quando cantiamo...

...

Non sono arrabbiata con te..
Sono solo delusa..
Lo dici sempre te "te non ti arrabbi, Ange.. vieni delusa.."

Sai che penso? Che sia proprio amore quello che io provo per te, e questo te non lo capiresti mai, anche se te lo provassi a spiegare..
Ora che te l'ho detto rimarrà lì come una cosa a cui è stato dato un valore sbagliato..

Ma capisci, neanche questo è un rimprovero.. è una cosa che mi rende malinconica.

...

Non so più che dirti, non capisco, in realtà..
Non capisco neanche più che problema ci sia, COSA devo fare..




Quello che ti dicevo delle canzoni di cui ti "appropri" in pratica era che a volte mi sento in soggezione ad ascoltare canzoni che tu scivi a qualcun altro... Oppure a pensare a qualcuno al quale TU hai detto di quella canzone.. Tipo Immortal..


...

"Scusa, ma sleeping sun ti fa pensare alla vale?"
"Si, mi dispiace ma questa l'ho sentita cantare prima a lei.."



Alla fine tutte le canzoni convergono a te..


...

Ma com'è che è sempre in mezzo a tutto quello lì...?

...

Non vedo l'ora di venire da te..
Oggi ho fatto la valigia, domani sembrerò una fuggitiva..




Elen sila lumenn' omentielvo.. Non perde mai di significato. Quella mattina, davanti a scuola, c'era davvero una stella che brillava solo su me e te, per farci distinguere tra mille.
A volte, quando ci penso, questo (e solo questo) mi fa rivalutare l'esistenza di un destino.



So che è una cosa importante. Che durerà a lungo. Lo sento. Capisci, è come un amore. E' un amore.. Solo non si dissolve così facilmente.
Mi chiedo quante altre persone possono dire di aver provato una cosa del genere..

Spero tu capisca, e non solo perchè ci arrivi con la mente, ma perchè lo senti.

...

Se comunque non è destino vuol dire che a volte anche il caso fa delle belle cose. Non credo che riuscirò a farti dormire, cioè, ti devo dire un sacco di cose, ho bisogno di parlare con calma con te..









Il fatto è che sempre più spesso mi convinco che niente di quello che dici, fai, scrivi sia senza un significato..
Egocentricamente spesso penso di poterlo intuire..

...

La  mia telefonata. La mia mail. Tutto quello che faccio ogni volta che ho a che fare con te mi mette in una strana soggezione. In una strana modalità che mi fa pensare.. "Ehi.. ora devi fare qualcosa di.. " e a quel "di"  non segue nulla, e non so mai che dire o che fare. Non so che atteggiamento tenere e se voglio essere naturale non mi viene in mente cosa significa esserlo.


E non mi sbilancio oltre Vale.
E' un gioco che mi fa impazzire.
 
...

Lo sapevo. L'ho letta. Ti ho sentito.
Per quanto fuori luogo possa essere ora dire una cosa del genere per un lunghissimo istante, o meglio, per un istante le cui conseguenze si sono protratte nella mia mente per un tempo indefinito, ho desiderato che tu mi sentissi..
Ci ho messo tutta la mia voce, è come se li avessi urlati, quei 6 segni..


Io non voglio dimenticare, non dimentico mai..

Per questo, sbagliando forse, cerco, e trovo, collegamenti e allusioni che forse non sono mai esistiti..

...

Cazzo l'ho sempre saputo.
Ti avevo sentita.
Per questo non ho pensato subito che fosse stato uno qualunque di quei cazzo di egocentrici che mi ruotano attorno che si sentiva indebitamente chiamato in causa.
E te non sei egocentrica. Ci sei davvero. Dappertutto.

Ti ho chiamata. Ti ho desiderata con ogni fibra del mio corpo, e non eri intrusa là, nella mia arena. Io ti ci ho chiamata.





In un modo o nell'altro te torni sempre.

Carousel of broken dreams turning around in a circle.

E dimmi perchè sono una persona così felice, perchè sto così bene, se quando mi affiori alla mente tutto sembra perdere colore, e sento solo la malinconia.


..Che delirio. Se ci penso. E non ci penso. Perchè è delirio pensare anche solo di rimettere la mia disponibilità nelle tue mani.

...

Hai ragione te, non me la merito la tua disponibilità perchè forse non la voglio. Finche mi rimarrà questo fondo di paura e manterrò delle distanze..

Ora come ora tu disprezzi quello che sono..



...e tuttavia non faccio nessuna fatica a richiamare alla mente tutto, come se l'ultima contatto con te l'avessi avuto dieci secondi prima..
Io credo che qualcosa rimarrà sempre, di noi.. e questo pare un saluto, ma nello stesso istante mi accorgo che in quel qualcosa c'è tutto quello che abbiamo visto, ascoltato, letto, vissuto..

E come sempre quando desidero qualcosa il tempo ha rallentato, e come sempre quando ho desiderato a qualcosa e anche solo da lontano posso ammirarlo, ho sorriso..
Ma non voglio giocare con te. Fa male a me, e a te.
Ti farei male. Mi faresti male.

Senti malinconia perchè sei cresciuta.

Una cosa posso dirti con certezza: non voglio che si spezzi il sottile filo di ragnatela che mi permette di sentirti, qualche volta..
...so                                      close...




...per quanto Vale...






Vale tutta la vita.
Vale da anni e da anni non si cancella.

Da anni penso di non avere Niente da Dichiarare, ed invece eccoti ancora.

...

La condivisione di una malattia, forse, ci fa sentire vicine in un mondo in cui niente ha questo paragone.
Vale anche questo.


Non mi chiedo più il perchè delle cose. O almeno non ora.
Forse non voglio. Forse non c'è. Forse non voglio perchè non c'è.


Questa è la mia Omertà rumorosa, e sul mio dolore, sulle mie memorie, sulla mia commozione,
Fatevi i cazzi vostri.





Vale tutta la vita, e voi non c'entrate un cazzo.






No                                 matter                        how                          far.





domenica 27 agosto 2006

Oh dio.

Vorrei tanto sapere se ci sono delle parole che mi sono negata di sapere, visto che non ci credo che non ve ne siano per descrivere come mi sento.
Le parole ci sono sempre state, sempre. Ma ora c'è la paura di riconoscerle.

Oh dio.

Vorrei tanto sapere cosa davvero è successo mentre non guardavo, cosa è cambiato mentre mi distraevo, chi si è portato via tutto questo mentre fissavo un istante nella memoria. E' bastato davvero così poco? Una distrazione così minima.

Oh dio.

Vorrei tanto il coraggio.
Quello che ti fa aprire davvero gli occhi e che ti fa distruggere tutto in favore della verità.

Oh dio.

E' tutta la vita che indosso questo costume attillato, che inseguo un ideale, che lotto, che soffro, che vivo di quello.
E' tutta la vita da quando so di viverla che credo in una cosa, che ci credo perchè credo in me, e credo in me perchè ci credo.
Perchè si soffre facendo la cosa giusta?

Oh dio.

E se la cosa fosse quella sbagliata?



domenica 2 luglio 2006

C'era un tempo in cui l'estate arrivava calda e fresca insieme.
In cui attendevi la sera sulla bicicletta, appoggiata con la mano ad un lampione giallo.
Nessuna nuvola, solo il cielo terribilmente nero - un velo-
E il mistico scattare olioso della ruota.
Volteggiare di falene, scappare via sull'erba, accuattarsi nel buio e trattenere il fiato. E il sorriso.

C'era il piatto illuminato di sole, finchè la trasparenza dell'anguria si faceva bianca.
C'era avere il tempo di prendere tutti i semini con la forchetta, quelli caduti, e radunarli in cerchi e fiori di arte nuova.
C'era prendere tutti i cuscini del divano e costruirci un castello arancione.

E poi c'è stato il tranquillo dormire, e lo svegliarsi con la luce.
C'è stato vestirsi leggero e annodarsi i capelli.




Alle soglie di qualcosa che non voglio mettere a fuoco per non perdere il gusto dolce del ricordo, mi sedevo al tavolo di vetro della cucina, con davanti gli stessi semi neri, in disordine sul piatto.
Le dita sottili di una bambina, dal cortile davanti, suonavano le note incerte di chi impara il pianoforte.

Lei ed io, due volte me.


Le sono andata incontro, e ho disegnato cerchi di semi nell'acqua zuccherina.


martedì 20 giugno 2006

Eccomi di fronte ad un alba bianca di parole nere, che presto verranno rivoltate nella loro forma, ma non nella loro sostanza.

Ed è un po' che mi chiedo "che pensi?" ed è un po' che non mi rispondo, perchè preferisco, al momento, non ascoltarmi.

Avrò molta vita, molto tempo, molto da sentire. Ora non posso permettermi di perdermi.
Sono alla vigilia di qualcosa, e me lo sento sulla pelle sudata.
Lo sento come quando sento che sta salendo il sole, come ora.

C'è da dire che coltivo speranze lucide, che le pianto nel terreno arido di piogge acide da tempo, senza aspettare altro che passi lo spirito santo. Questo lo posso dire, prima che un titolo non mi strappi le parole.

Ho stilato liste di attesa, piene di oggetti e carenti di persone, e questo, voglio dirlo, mi dispiace.
Mi spiace avervi lasciati indietro, insieme a tutta me stessa che ancora parla senza che io possa sentirla.

Mi chiedo a volte quanto possa davvero la mia forza, che confino in un desiderio che stupidamente mi assorda, non sfruttando il poteziale che avrebbero queste mani. E ne avrebbero tanto, questo lo so.

Lascio tracce sterili, vuote di concetto, solo per me.
Mi chiudo in un guscio poco interessante, male arredato anche negli interni, dove stipo tutto in cassetti ermetici.

E aspetto di vedere le otto di una mattina favorevole, con occhi aperti, lucida, viva.


Tornerò, prima o poi. Anche sapendo che non verrò mai attesa.
Chi ha pazienza, riceverà un dono.
Chi ha fretta, la lieve carezza di una luce passata.

mercoledì 24 maggio 2006

Camminiamo attraversando il viale delle cinque di mattina. Il cielo ancora nero, le puttane vanno a letto per una volta da sole ed i travelli si fanno un paninazzo prima di tornare a casa.

Io e lei camminiamo lungo il viale. Alla nostra destra gli alberi ed i prati. Alla sinistra i lavori in corso. Ogni lampione tinge di blu la notte schiarendola.

Passa in bici l'Angelo dei Funghetti.
Urliamo Elio per svegliare gli eroinomani e i loro cani maledetti.

-Ore?
-Cinque e un quarto.

La parola d'ordine diventa: Assumiamo.
Assumi assumi assumi. Bleah. Assumi assumi!!
Cazzo vomiti idiota? Assumi!

-Acqua?
-Mh. Sì.
Assumiamo pure quella.

Passa di nuovo in bici l'Angelo dei Funghetti.

E assumiamo la strada macinandola per un tempo assurdo. Il cielo si fa indaco. Attraversiamo il Luna Park deserto. Le giostre sono mostri intriganti carichi di ricordi e di musica silente.

Il prato. Chilometri di prato davanti a noi. Che poi magari è più corto ma svanisce lontano.

-Cazzo ma è tutto bagnato!
-Ma chi cazzo si mette a bagnare il prato la notte?

-Spero la tua meta sia quell'albero...
-Sì.
-Ah perfetto.

Stendiamo il telone a righe, che spero diverrano quadretti o ondine da mare. Ok. Che freddo porco. Mettiamoci qui.

Ripassa lontano l'Angelo dei Funghetti. Cazzomerda, se passa di nuovo ci arriva la botta!

La luna è una falce perfetta nel cielo, perfetta come solo lei può essere. Da sud est ci guarda, aspettando di venire inghiottita dall'azzurro del cielo. Azzurro come lei.

-Bene. Che si fa?
-Boh.

Lei è stesa a terra. Aspetta che un albero la prenda.
Io sono accoccolata con il maglione a coprirmi le ginocchia e le gambe fino ai piedi nudi.
I miei anfibi mi guardano.

-Guarda. Gli manca solo la parola.
-Eh sì.

-Lo vedi l'albero sedanone?
-Uh?
-Io parlerò con lui.

-...Ah, va bene.

Sale il sole. Immobili si muove solo lui. E' proprio davanti a noi, e fa capolino da dietro una casetta.

-Eccolo eccolo il bastardo!
E' l'alba di una nuova Era!!!

Si aprono finestre gialle sull'erba, tagliate dalle ombre degli alberi.
Tutto ciò che tocca il sole con i suoi primi raggi lo fa d'oro, e questa è una oggettiva verità che non si può negare. Vero? Vero.
Bene.

Silenzio.

-Allora?
-Mah.

Silenzio.

-Ci starebbe da Dio una birra ed un cannone.
-Già.

-Io vado a pisciare.

Silenzio.
Gli alberi si liquefanno lentamente. Lentamente i rami scendono sui tronchi ma non toccano mai il suolo.

-Vabè. Passami le sigarette.


La fiamma dell'accendino svanisce nel sole che ci acceca gli occhi, fortissimo davanti a noi. Fa troppo freddo per cambiare posizione.

-Minchia fai schifo, togli il maglione, sembra che ti manchi il corpo.
-No, cazzo, fa freddo!

Si alza il vento. Osservo la sigaretta.

-Ire.. Ire..! Ire guarda!!!

MAGIA.

Il fumo viene srotolato via dall'aria in controluce. Una scia bianca di mille riccioli. Un treno dai vagoni impalpabili che fugge lontanissimo e si disperde. Rotola e si disperde.

Guarda!

-I pescetti di fumo! Guarda!
-Cazzo sembra una spina dorsale che... se... ne... va...

Wooooosh.

-Guarda sembra... Fiiiicoooo.

Non stacco gli occhi. La lascio fumare dal vento e non stacco gli occhi da quel miracolo. La scia matematicamente corretta che mi manda in palla in cervello mentre cerco di darle una spiegazione. Si scioglie partendo da un punto come un nastro.
Ora sono fate che nascono da fiamme trasparenti. Una danza di demonietti.  Di coccodrilli.

Senza pensarci ne accendo un'altra, spegnendo la prima.
La accendo e la rimetto controluce, lasciandomi affascinare.
Miiiiiinchiaaa...
Se la porta tutta via.  Guarda, è un nastro sinuoso che si sfà mentre volteggia.
Ci sono davvero i riccioli, le volute, le curve... C'è tutto e non era mai così.

-Sai a cosa sto pensando?

Sto pensando alla professoressa di Fisica.

-Alla Giannini che è contro il fumo.

Professoressa, che cretina ad essere contro il fumo. Beccati questo.

-Ah.

Ne accendo un'altra. La resto a guardare. La mano è stanca di stare sollevata e non la sento più.
La continuo a fissare mentre si consuma la carta, lontana dai miei occhi pieni di meraviglia.

Woooosh.


Raggiunge la sua fine, mentre il vento cala. Ne bacio il filtro, inspirando monossido e catrame.

-Andiamo?

Dai, rispondi tipo film dicendo "Andiamo!".

-Mi sto addormentando.
-Mh.

Andiamo.

-Che torta comunque.
-Ah boh.

Raccattiamo le cose, e guardiamo il prato a scacchi di sole. Noi siamo nell'ombra.

-Ma che idiota il sole! Dovrebbe salire, mica spostarsi da una parte!

Corri corri che ho freddo cazzomerda.
Guardo le ombre sull'erba che lascio camminando. Ma che figo. E' proprio vero.

Raggiungiamo il sole. Ci fermiamo. Godo.
Se ti giri vedi le nostre ombre, lunghissime.
Sembriamo dei cosi lunghi.

-Ange che schifo sembri una testa a pinolo. No, sembri un'ombrellone.
-Guarda se faccio così ahahahah
-Cosa?

Woooooosh
Sono un manga di Ai Yazawa. Sono una Charlie's Angel. Sono un stellina. Sono un'omino filiforme.

-Guarda, riesco a prendere il vialetto con le mani da quaggiù.
-Mh. Sei scema. Mi scappa da pisciare.

-Noooo Ire!! Hai fatto scappare il Merlo del Buongiorno!
-...

Tra ombra e sole percorriamo il viale, l'ombra è fredda. Il sole è caldo. Arriva la prima gente che dorme troppo per aver sonno il lunedì mattina. Gente con i cani. Gente con le scarpe da ginnastica. Il Guardone della Domenica Passata. Il Vecchio Aitante. La Pattuglia Antifungo.

-Guardami guardami Ire! Cosa sono?
-Una testa di cazzo?
-Nooo! Guarda la conformazione della cappella
-Ah, sei un fungo.

Sono l'ombra di un funghetto allegro.

-Ahi! Mi ha punto una bestia. Ah. No, era un Uomo Prestante.

-Ma che cazzo fa il sole se qui è ancora tutto bagnato?
-Ma come mai è bagnato poi?
-E' come in Fantasia. Ci sono le fatine che la notte lo bagnano.
-Ma perchè le mettono nei cartoni queste cose? Hai bambini non gliene fotte un cazzo di saperle, mica se lo chiedono. Cazzo, ho diciannove anni e me lo chiedo solo ora.
-Perchè sei scema Ire. Sono le fatine comunque.
-Ah.

Attraversiamo il prato. Passano i primi autobus. Li guardo carica di invidia. Maledetti autobus.

-Andiamo a fare colazione in piazza Puccini?
-Cooooosa? Ma è lontanerrimo.
-Veramente è qui dietro.
-Ah.

Camminiamo. Ho sonno e sto tutta imbarcata con il mio maglione che se potesse sarebbe lungo fino a terra. Camminiamo e guardo il sole. Guardo le case. Guardo le persone. E' tutto uguale, ma tutto brilla. Tutto ha odore di mattina. Di sole. Di cose vive. Tutto splende. Lei mi parla e tutto splende.

-Guarda sono una Lesbica Maschiaccio da manga.
-E io chi sono?
-Te sei una collegiale giapponese lesbica. Sono una Lesbica Maschiaccio. Guarda mi atteggio da Lesbica Maschiaccio.
-Allora io mi atteggio a Deficente.
-Va bene.

Ci atteggiamo per le strade ed io non la smetto di sorridere al mondo che fa Wooooosh.
Wooooosh le macchine. Tutto splende come incanto. Woooosh le persone.

-Ahahah i liceali
-Ahahah

Entriamo in un bar. C'è una tipa alla cassa che ha una faccia prestampata e che annuisce per tutte le cose. Annuisce. Annuisce un sacco cazzo. E' fantastico. Guardala che annuisce. Ottanta centesimi. E annuisce. Mi da una pasta? E annuisce. Ha i riccioli rossi e annuisce tantissimo. Che figata.

Lei si avvicina alla macchinetta dei giochini mangiasoldi. Preme i tasti sui quiz.

-Guarda i punteggi alti.
-Si. Uh. Only Girls! Non ci ha giocato nessuno.

E lei preme preme preme lo schermo. Premi info. Premi. Info. Su Only Girls. Premi Info.
Non so quanti minuti passano. Io cado dalla sedia per premere info.
Irene fa Woooooosh.
E preme Info.

-Cazzo cazzo cazzo Ange paghiamo e scappiamo.

Woooosh.
Ahaahhahhahah. Premi Info.
Che figata.

-Ho ancora fame. Prendiamo una pasta a metà.
-Va bene.

Contiamo i soldi. Un cornetto alla marmellata.
-Scusi mi da un cornetto alla marmellata?
La tipa annuisce.

-Ok Ange. Dividilo.
-Dividilo?

..Guardo il cornetto. Avvicino le mani al cornetto. "Dividilo?". Ma... Ma non si può dividere un cornetto! Come si fa?

-Non lo so fare!!!
-Come no?
-No come si fa?
-Dividilo!!
-Oddio Ire scappiamo!

Usciamo di corsa dal bar, nel panico con il cornetto che effettivamente non si può dividere. Cioè. Un cornetto è un unità. Come cazzo fai a dividerlo? Non ci sono nemmeno i trattini.

-Arrivederci!
La tipa annuisce.

Lei mi strappa il cornetto di mano e lo taglia magicamente.
Caaaazzooooo.. Uao.

Abbiamo ancora fame. Credo. Io rido. Lei ha fame e non abbiamo altri soldi.
Siamo per strada e sorrido ai liceali.

-Ma dove siamo?
-Idiota.

Lei mi porta verso la fermata, sta tutto brillando. Guarda quanto cazzo splende tutto. Io vedo gli autobus splendere e i suoni dei motori fanno Wooooosh.
Stiamo ridendo fino a star male. Mi trovo a ridere con le mani sulla bocca e la faccia appiccicata alla sua. Lei mi porta in mezzo al traffico verso la Fermata Splendente.

Ci saranno migliaia di persone ad aspettare l'autobus.

-Ire ma io cosa sembro scusa?
-Sembri una collegiale Giapponese.

-Ma sei sicura? Secondo me sembro tipo una tipa da Life Is Pain. Guarda, ho il maglione nero ed i capelli lisci. E poi ...

Le sto dietro. Sono un'ombra sulla Lesbica Maschiaccio. Sono la Collegiale Giapponese della Morte!

-Ma ci pensi che tutta questa gente è tipo roba seria che va a scuola o a lavoro?
-E che c'entra, e noi cosa siamo?
-Io sono un coso! Cosa sembro?
-Io sono una Lesbica Maschiaccio che ha passato la notte nel parco con l'Invicta.
-Sì ma te almeno hai lo zaino, io sembro una senza zaino!

Arriva l'autobus. Tutti sopra.

-Guarda! Ma ci entrano tutti! Come è possibile?
Saremo minimo mille miliardi di persone su un autobus.
-Come è possibile?
-Cazzo!

Scendiamo alla fermata sbagliata. Osservo la gente e mi tiro giù la gonna. La strada è splendente di grigio. Cammino seguendo la Lesbica Maschiaccio e sono La sua Collegiale Giapponese della Morte. Ci fermiamo davanti ad un negozio che fa specchio con la vetrina. Lei si scioglie i capelli ricciolini. Minchia sembra Doris Day! Chi cazzo è Doris Day? Io non lo so. Ma lei ci somiglia. Sono dietro di lei. Non sono una Collegiale. Sembro... Ho i capelli lunghi. Sembro un Mocio. Sono la Scopa della Morte!

-Ire Ire guarda sono la Scopa della Morte!
-Che cazzo dici?
-Si si guarda sono la Scopa della Morte!

Seguo la Doris Day Comunque Lesbica verso la strada di casa.
La parola d'ordine è Prendere i Soldi.
Un raggio di sole illumina i Ricciolini di Doris Day Comunque Lesbica e io faccio Wooooosh.

-Ire! Hai i capelli d'oro!
-Eh?
-Sono la Scopa della Morte!

Forse sarebbe più Shirley Temple, mi dico, non sapendo chi cazzo sia Shirley Temple. Dobbiamo attraversare la strada piena di pazzoidi sfigati che vanno davvero a lavorare il lunedì. Lei ferma il traffico con una Parola del Potere.
Io faccio Wooooosh. Cazzo si fermano davvero. Porca Merda si sono fermati.
C'è un palo. E sul palo c'è un adesivo. Giallissimo. Un adesivo stragiallo che mi chiede: Cerki il Tipo?
Wooooosh.

-Ire, Cerki il Tipo?

Lo stacco.

-Ire ma te Cerki il Tipo?

Camminiamo.

-Ire ma Cerki il Tipo?
-Cazzo smettila!

Sono la Scopa della Morte con un adesivo giallo sulla mano.

-Ire Cerki il tipo?

Parola d'Ordine: Prendere i Soldi.
Attacco l'adesivo sulla porta. Mi chiede se Cerko il Tipo.

-Ire ma te lo Cerki il Tipo?

Mi dice di prendere i soldi e uscire subito, siamo alienate dal casino immenso che c'è nella Casacantina. Prendo i soldi. Li stringo in mano. Tanto non ho le mani. Sono la Scopa della Morte.
Andiamo verso il bar. Il tipo che serve le cose ha gli occhi azzurrissimi. Minchia. Non ci credo. Ha davvero gli occhi azzurri. Ma sono proprio azzurri. Allora guardo gli occhi azzurri e chiedo due cappuccini e due paste. Il sole filtra tra le vetrate e c'è un tavolo in simil-marmo, nella stanzetta accanto. Le sedie sono di plastica trasparente ed il sole lo rende silenzioso. Tutto è silenzioso. Vado a pagare e stringo il resto in mano. Tanto non ho le mani.
Il tavolo è vicino ad un frigorifero di metallo. Passo tra il tavolo e questo e guardo la fessura in cui sono passata. Sarà larga venticinque centimetri. Wooooosh. Sono passata in venticinque centimetri. Sono il Polipo della Morte!
Lei si siede. Guarda la pasta. Guarda il cappuccino. Ride. Irene fa Woooosh. E Ride.

-Ange... Guarda... Come faccio ad affrontarlo?

Lei guarda il cappuccino cercando di prenderlo in mano, e lo riabbassa sempre.

-Come faccio ad affrontarlo? Non ci riesco. Non posso berlo!

E ride. Sta piangendo dal ridere. Io vedo le cose. Vedo tutte le cose e divento un microscopio. Tutti gli atomi del tavolo sono nei miei occhi mentre Irene fa Woooosh e ride.
Cerca di mangiare la pasta e ride.
La pasta più lunga della mia vita.
Io rumino il cibo lentamente, e la guardo facendo Woooosh. Tutto fa soltanto Wooosh. Ogni cosa ed ogni suono. Osservo il quadro di Mirò e mi cade la testa.

-Ire guarda mi cade la testa.
-Come faccio ad affrontarla? Guardala, sembra un pesce!

E piange dal ridere. E io faccio Woooosh guardando il frigorifero.
Un limbo infinito di tempo in cui lei ride e io sento gli occhi giganteschi poter apprendere tutte le immagini del mondo. Tutto splende mentre lei ride e non riesce a mangiare. Io rido e cado nella tazza piena di schiuma. La schiuma ha i riccioli. La schiuma è Doris Day. Il Polipo della Morte sente i suoni delle monete.

-Chi cazzo li ha ridotti così i soldi?

Chiedo, vedendo le banconote tutte accartocciate. Le prendo in mano per guardarle meglio e le accartoccio. Faccio Woooosh e rido.
Lei cerca di mangiare e ride.

Poi fluttuo con lei verso casa. Aleggio alle sue spalle come la Scopa della Morte e mi chiedo se Cerka il tipo. Lei ha un piano diabolico e io crollo dal sonno.

Ore? Dieci e Mezza.

Siamo a casa. I letti sono per terra e in un attimo sono per terra sul letto.
Clack. Fuuuuh. Clack. La cartuccia del Nintendo64. Fuuuuh. Ci soffia sopra. Io la guardo con l'occhio che non è stato mangiato dal cuscino. E rido.

Ittse Meee! Mario!!!

Mario64. Mai scelta fu più malata. Comincio a ridere vedendolo camminare nel castello treddì. Mario ha il naso tondo e gli occhi azzurri e gli chiedo una pasta. Poi gli chiedo se Cerka il Tipo.
Lei muove il coso a caso premendo i tasti e Mario si spiaccica contro il muro con il naso tondo.

Uiiii!

Dice Mario, mentre io non ho più la forza di ridere. Mario entra nei muri e io faccio Wooooosh.
E lei fa Woooosh.
Il mondo Marino. Le bollicine fanno rumore.
Cazzo! Le bollicine fanno Rumore!

-Ire! Le senti le bollicine?

Lei fa Woooosh e cerca di prendere le stelline sull'anguillone.

Che figata. Bawser viene preso per la coda e fatto volteggiare. Ho gli occhi così pieni che dormo ad occhi aperti nel mondo di Mario. Bowser Esplode. Io poi dormo.










"Ciao Angelica!
Ho comprato per te questi al banchetto "Innocenti". Spero creerai ancora mille avventure col divertente ausilio di queste simpatiche Muffe... Pensa! Con lo fantasia raggiungerai ogni mondo fatato per sognar!
Auguri!
Irene

(Ti allego Num. 2 Stelline per gli sfondi delle tue Avventure)"








Wooooosh.





sabato 20 maggio 2006

Ho un'arco di violino che mi carezza la pelle delle braccia
Ed un coro di urla, di voci, di fiati nella testa.

Appannano con il loro respiro le finestre dei miei occhi,
lasciando tutto ciò che c'è di lucido nell'estasi all'interno della mente.

Io vedo, lo giuro. Lo vedo con l'occhio della mente.
                                                                                   E' strano... Non seguirlo...

Invece in quel vortice di dubbio mi lascio prendere e triturare il cuore.
Nell'unica cosa che mi rende salva. Consapevole davanti alla vita,
davanti alla vita quando la si vive in un corpo.
Consapevole davanti alla vita vissuta in un piccolo corpo.

E non vorrei evadere, non come Maria la suicida.
Non come la mia Maria Violentata
Vorrei solo diventare così grande da non perdere metri di intestino nello srotolarsi antiorario delle mie membra.




So solo parlare di questo, perchè è solo questo che mi ha generata, e non creata.
So pensare solo a questo, perchè mi faccio a brandelli sempre più piccoli per non lasciare tracce di me, ed è con questo che il vento mi tesse con un filo di seta, riportandomi a casa.
So convincermi solo di questo, perchè il resto mi fa paura, così innoquo mentre mi lascio cadere.

E questo è quello che mi salverà, non la mia misericordia.
Non il mio amore.
Non l'Omertà.


Questo mi salverà quando esisterò senza di me.



Comincia il conto alla rovescia sull'Ego Counter.





lunedì 1 maggio 2006

E' una spirale viola sullo stomaco,
che succhia se stessa fino alla pancia.
Risucchia aria, lasciandoti senza respiro.

E' la fine di qualcosa
E' il parto con la morte della madre
E' il piangere per quel dolore di mille empatie contraffatte
riscaldato e servito in tavola, ogni volta.

E quindi sono battiti del cuore
Grancassa di sfondamento nel diaframma.

Ed è il crescendo, è il poter solo gridare le stesse cose per non morirne
E speri di soffocare
di lasciare il corpo
di godere e basta.

E' la mia soave malattia.






6 Minutes untill release.
Release Spirit

safaf





venerdì 17 marzo 2006

Racconta il tuo orrore, il lato buio che ti spenge in quella luminosità che ti porti dietro.
Scava in te stessa e cerca il tuo essere sbagliato.
Guarda nell'abisso.

Io ricordo i miei occhi. Sono quell'abisso dal quale non risalgo mai, sono gli unici occhi che non leggo, non vedo, non comprendo. Che chiari e oscuri mi guardano colmi di giustificazioni, di scuse, di orgoglio, di consapevolezza.

Come se lo specchio mi stesse guardando. E solo lui capisse.
Eppure sono io.

Quindi cerca il tuo subconscio marcio e riportalo sul palco.
Scrivi e curati.

E oggi ho scoperto che c'è qualcosa che non so fare. Come un idiota nascondevo il mio stupore umido tra i capelli. Per una volta utili e non specchio di inedia.

Comunque mi si guardi, si riconosce l'accidia nei tratti della mia persona.
Che fine hanno fatto i peccati capitali interessanti?


Ma questo lo conosco. Questo non lo posso dire.
Tutto quello che conosco mi sembra troppo poco, di cosa volete che parli, dell'intelligenza che mi schiaccia?

Del  mio cervello iperattivo che non mi lascia scampo, che mi tiene all'oscuro delle meccaniche che in me vanno in automatico?

Sono un ammasso di neuroni e sinapsi che lavorano senza avvertirmi, impaurite dal mio giudizio.

Sono un idiota.
Un idiota fottutamente intelligente.
E non so più dove scappare da questa autodistruzione del troppo.




E ho paura che potrei esistere senza di me-




venerdì 3 marzo 2006

Una lunga attesa.
Il Tempo. Lui è sempre stato qualcosa che non capirò.

Anche ora che è così tardi nel mattino di domani che avrei già dovuto rassegnare i miei occhi.

Ma invece.
Scrivo di altro.
Ho morbidi suggerimenti in testa, ma la mia mano li sorpassa più svelta a recepire impulsi assopiti di confessione.
E parlavo del tempo, nella migliore tradizione della chiacchera.
Quasi fossi in ascensore.

Ho parlato con me tante volte.
Ho parlato di questo. E mi ripeto.
            Vorrei non fosse così.

Sono così abituata a fuggire che rimarrò ferma ora.

                    Le parole si sono già esaurite in un ammonimento.



Posso tornare a scrivere del mio morbido cervello di pezza, che dolorante mi dice:




"...Shhhht... Non pensare..."