domenica 14 settembre 2008

Io invece amo molto la pioggia.
Mi piace quando tutto ad un tratto l'estate decide di abbandonare il campo e il cielo si apre lanciando tutta l'acqua conservata fino a quel momento, proprio per quel momento, giù di sotto. Proprio a secchiate, tipo quelle da lanciare agli americani quando vengono a scassarti la minchia sotto la finestra di casa. Tu poi manco stai dormendo, sarai lì che bevi, cazzeggi, però perché mai sprecare un'occasione di dimostrare inospitalità? E quindi secchiate, appunto. Ecco quando ti arriva una secchiata in testa o sei americano sotto la mia finestra o sei sotto un temporale di fine estate. In ogni caso, non essendo mai stata americana, posso solo parlare della sensazione che provo nel secondo caso.

Questi temporali sono veloci, pesanti, durano quanto una scopata e ti lasciano la stessa sensazione di beatitudine. Bagnata e contenta, per parafrasare.

E' l'autunno che ti dice aspettami, sto arrivando il dodici ottobre.

E ogni anno ho visto giorni e notti così, lucide di pioggia, profumate di strada. Ogni anno sono uguali, eppure qualcosa c'è di diverso. E dopo averci pensato un attimo, so che sono solo i miei occhi che cambiano.

Sono io che, in un costante divenire, acquisisco nuove capacità e ne perdo di vecchie. A volte non me ne accorgo nemmeno, altre, come in questo caso, mi lasciano senza parole. Senza parole perché oggi so di non sapere più scrivere.

I segreti che custodisco ora sono inabissati in me, chiusi dentro tessuti del corpo troppo feriti per non essere serrati. Crescendo inconsciamente forse si fa una distinzione tra le cose che si possono dire e quello che non si possono dire, e quel subbuglio di mezze frasi che era prima la mia omertà, il mio nemico e la mia consolazione, non ha più una funzione. C'è solo banalità o silenzio.

Fino alla prossima crescita sceglierò ragionevolmente il silenzio.

E poi il dodici ottobre arriva.
L'autunno mi risveglia sempre da ogni letargo.




 

giovedì 4 settembre 2008

facile e difficile sono concetti così relativi.

è stato tutto troppo facile. è stato tutto incredibilmente difficile.

dico di odiare l'indifferenza, e poi sono così veloce a farla mia, a non avere altro addosso che quella.
è sempre la stessa storia. la cosa che fa più male, la cosa più difficile da accettare, e lasciare che il cuore smetta di battere. è prendere il polipo congelato e dire, guardando lui nei larghi occhi chiari, < sono un essere di luce. >
è prendere la canna da pesca e aspettare che abbocchi una trota salmonata, guardare il suo sorriso da lupo e dire < sono un essere di luce. >
è scendere le scale lentamente, una per una, fino al reparto scarpe. attraversare tutto a mento basso fino a vedere la sedia e la scrivania, qualcuno che ti aspetta. alzare gli occhi e guardare i suoi, nemici, e pensare < sono un essere di luce. >
è lasciarsi inondare dalla luce bianca postmortem dell'areoporto dopo aver guardato i suoi occhi colore del cielo. fermarsi due secondi, deglutire te stessa intera e posare sulle labbra serrate dai denti la frase < sono un essere di luce. >
è quando lo stomaco cerca di scappare e rifarsi una vita altrove. è quando dio quanto sarebbe bello piangere ancora, ancora una volta, ancora senza riuscirti a fermare fino a quando non ti addormenti, ancora fino ad annullarsi. e non farlo.
e decidere che è abbastanza.
< sono un essere di luce. > e il gioco è finito.

tutto troppo facile quando una volta era incredibilmente difficile.

e mi dispiace lasciare sminuire dalla mia forza tutto il dolore che sei stato. ho ancora dietro gli occhi, te lo giuro, la stessa tristezza. la conservo per cercare di ricordare, almeno in parte, quanto ti ho desiderato. ho il cuore calmo come un pendolo, conta il tempo, aspetta.



e ora finalmente sola torno ad abitare la notte con sotto il braccio il vangelo sencondo ace ventura.
non cercatemi, non ci sono.

sto così bene, quando non ci sono.






suggerimenti per il fade to black: kevin welch _ something about you











[ la cosa più meschina è stata non usare le adeguate segnalazioni per i punti di non ritorno.
ma tu eri il mio eroe. tu forse puoi ancora tutto.
una delorian. ottantotto miglia orarie. e di nuovo indietro nel tempo. ]