venerdì 12 settembre 2014

ho un urlo dentro che non so dove mettere. sgraziato e di cuore, non so che farci, dove lanciarlo.
la pena di un'anima che vaga, come un uccello sul mare, senza potersi posare.
mi fa impazzire stare qui, in mezzo all'ingresso della vita, con questa tazza in mano.
che guardo, fisso, i soli gialli di ogni giorno riflettersi sui muri.
non so più cosa dirmi, non so cosa fare per spingermi, per picchiarmi. per aver lividi che facciano male.
non c'è persona alla quale consegnerei il cuore scoperto, la delega di farlo per me;
non c'è voglia di farlo nemmeno in uno sbaglio.

e tutto mi tedia e mi tormenta ed ho voglia di mordere porte e finestre, masticare schegge e legno uscendo. perdendomi. 
ma non mi ascolto mai, e sono ancora qui.

continuo a stare qui con la merda nella testa che affoga ogni azione, col disastro sull'uscio. con orologi da buttare, calendari di finire di strappare.
questa rabbia che si annienta da sola, che risacca in queste sempre più frequenti depressioni d'attenzione. maree che si abbassano e non tornano, non riportano acqua indietro.
arriverò a staccarmi dal corpo? a vivere di sogni lucidi fluttuandomi in testa?



che pillole di paura mi diano di nuovo istinto di sopravvivenza.
che altri paesaggi urbani mi suggeriscano ancora cosa fare.




-a milano la vetrina mi diceva: ti od tsuj.