martedì 30 gennaio 2007

Ho un grido dentro, soffocato, che mi preme tra le costole.
Un grido forte e acuto, disperato e tagliente.

Mi perfora le orecchie perché io da dentro lo sento.
Mi scuote l'anima e non riesco a placarlo.

Mi cucio le labbra a doppio filo.
Stringo i denti sul cuore che pulsa
e resto in silenzio.


San Martino del Carso, 30 Gennaio 2007



venerdì 19 gennaio 2007

Ricordo un Natale di tanti anni fa.
Ero stata rapita ancora una volta dalla mia concezione di Natale. Dal mio Natale intorno all'albero, quando fai a gara con il sole per alzarti prima di tutti e aprire i regali.
Il mio Natale era a casa mia, era fare un pranzo, una cena, una festa come tutti.
Invece eravamo in albergo. Quanto lo odiavo. Uno di quelli chalet enormi. Le stanza calde e i letti con i piumoni bianchi. Le finestre con le tende di trina.

Ricordo che alla mezzanotte della Vigilia era appena finita una pallida versione del "Rigoletto", mi aveva scaldata per qualche ora come il cielo nero non stava facendo. Ed è incredibile come sia nero il cielo nella notte di inverno, ma a questo arriverò dopo. Quell'unica TV accesa nella grande sala video deserta. Io nella mia poltrona proprio sotto la televisione e dietro il niente, e non so perché ma mi dava il senso di stare a casa.
A mezzanotte noi non festeggiamo. Noi a mezzanotte eravamo già a letto per svegliarci prima la mattina di Natale.
Ed io ero nella sala video, in quella serata che per la mia cultura non significa nulla.
Ed ecco i primi auguri di Natale in scatola.
"E' Natale", penso. Me ne ero quasi scordata. E sono sola con una TV.

L'albergo così silenzioso, culla di legno, da non capire se c'era più buio o silenzio.
Faceva freddo fuori. In quei giorni non volevo nemmeno sciare. Neve di ghiaccio e vento gelato mi bruciavano le guance e mi entravano dentro le mani, sotto i guanti, nelle ossa, nei piedi sotto tre paia di calzini. Troppo troppo freddo pure per la neve.

Quello che volevo dire è che ricordo. Ricordo più di tutto questo l'immagine di una finestra, alla mia destra, incorniciata in quel legno. Le stesse tende trinate di cui ho già detto e quel buio immenso di cui parlavo. Un buio impenetrabile di quelli che il vetro non ti mostra cosa nasconde nemmeno se anche nella stanza è buio.

Ed ecco... Io forse non ricordo bene la scena, posso solo immaginare di non aver dimenticato di come la mia mano ha scostato una di quelle tendine. Di aver pigiato il viso contro il vetro e di aver visto, oltre il buio, oltre il silenzio profondo, fioccare zitta la neve.

"Ed ecco il Natale". Ricordo. Ho pensato.

Per me il Natale è quella finestra nera, fredda, ghiacciata e dimenticata da dio. Contiene i mondi che solo io so generare partendo da tanto Nulla tutto insieme.

Che bello quel Natale di assoluto silenzio. L'ho festeggiato a mezzanotte, contro il mio credo, l'ho festeggiato da sola e mi sono regalata la pace totale.

E come sempre nel silenzio rifletto e poi parlo, stando in silenzio. Auguro le cose migliori, in merito un po' a tutto. Le spero.

Proprio come si addice a me.


22 Dicembre 2006 - 19 Gennaio 2007