giovedì 14 dicembre 2006

< Un bel giorno tutti gli eroi tramontano, i re cadono. Prima o poi Shavuoth finisce, per tutti. >

Lo hai scritto proprio te, ricordi?

Non è stato il cosa, ma il come. Non è stato nemmeno il come, ora che lo hai spiegato, ma il motivo alla base del come.

Non sei un mentore, non sei un padre: entrambi avrebbero asciugato le mie lacrime.

Cosa ne è rimasto di te?

Non è mio uso essere drammatica, ma imparare, quello tento di farlo.

E cosa ho appreso? Che era più tuo interesse dimostrarti innocente e giustificarti davanti ad una persona della quale il giudizio non ti interessa. Non ti sei nemmeno lavato la coscienza con quelle parole. Hai solo parlato. A vuoto.

A chi parlavi?
Non a me, no di certo. Eri nel giusto e lo sapevi.
Non a te stesso. Non ti senti in colpa, non ti dovevi giustificazioni.
Parlavi alle tue orecchie, per sentire il suono della tua voce? O parlavi a quelle di un terzo che ascoltava poco lontano?

Ci vuole ben altro per ferirti. Certo. Non ti tange.
Eppure hai parlato.

Ogni parola è un mondo, tu hai ucciso milioni di miliardi di abitanti sospendendoli in un vuoto soffocante e silenzioso che è l'inutilità.

Certo, farò come hai detto.
Certo, non perdiamo la nostra stima.
Certo, ai tuoi occhi e ai miei niente è cambiato.

Ma perché parlare? Perché aprire bocca?

E' forse questo che rende la delusione cocente ed incurabile.
Il sapere che se non importa a me, e non importa a te, io divento invisibile.

Io prima o poi bevrò altra luce, e di nuovo avrò colore e spessore.
Ma per te se invisibile sono, invisibile resto.
Dopo sette anni, invisibile resto.
Dopo tutto il mio sangue, invisibile resto.
Dopo la mia indifferenza, invisibile resto.
Dopo la mia umiltà, invisibile resto.
E prima che scomparissi, invisibile sono restata.

E come se non bastasse, invisibile diventerai perché invisibile diventi ai miei occhi quando sprechi parole.

Ed io che non ti ho mai messo su un trono alto, ti vedo comunque cadere.



Quel palco ormai è vuoto. Restano solo delle scarpe da corsa inchiodate alle assi da anni,
sette, di più,
in attesa che la luce mi rigeneri dentro di esse
colando dall'alto
della mia grande,
impreparata
regia.







Jitzach Löwy     Sai cosa penso? Che in fondo il tuo sogno è uguale al mio.
Franz Kafka    Può darsi. Sì.
Jitzach Löwy    Un bel giorno tutti gli eroi tramontano, i re cadono. Prima o poi Shavuoth finisce, per tutti.
Franz Kafka    E a quel punto? Che succede?
Jitzach Löwy    A quel punto scopri chi sei. O ci provi, almeno.




Essere pronti è tutto.



domenica 3 dicembre 2006

There's nothing here but what here's mine.


Pendolando tra i miei impegni, tra amici troppo vecchi e forse troppo interessati per essere definiti amici,
pendolando osservo la condensa di questo finestrino e gioisco di essere come il riflesso di mondo che vedo al di fuori: velato e non definito.

Ricordo che mi dicevano: < non riesco a capire chi sei, e come vivi >
Posso avere la vaga soddisfazione di sapere che è vero quasi per tutti?
...perché nelle mie dettagliate confidenze non ometto mai l'omissione, e chissà se questo fa da scudo per me o da arma per gli altri.

Di sicuro riesco ancora a donare sorrisi a piene labbra, ma a volte vorrei alzare questo tulle bianco e aprirmi verso coloro ai quali ho assicurato la mia devozione.

Si contano sulle dita di una mano mutilata, e sono la mia ragione di vita. Loro. Io e "loro".
A "loro" vorrei dire < mi dispiace >.
Vorrei promettere tante verità, ma senza stimoli adatti e con gli armadi che traboccano di ossa vecchie e nuove, non so come fare.
Così gesta di grande importanza e rilievo vengono distratte dal loro naturale corso, e perdono il nome di azione.

A loro, a voi che mi volevate, scusa.