sabato 22 settembre 2007

e così hai deciso di cambiare.

mi ricordo sveglia alla stessa ora, con gli stessi odori addosso. lo sguardo c'era, e anche le mani pressappoco. avevo voglie diverse che conducevano ad identici progetti.
non sentivo il tempo però. solo una corrente fastidiosa che cercava di alzare polvere. un'imprevisto nella mia indecisione.

ora il tempo mi fa compagnia. è diventato un compagno sorprendentemente amico nelle situazioni sbagliate. cambia le persone e le montagne, appassisce i fiori e fa scendere la nebbia nella campagna inglese.
è lì che devo andare. ad incontrare il tempo.

vorrei, come un cavaliere, arrivare in un ritmo di foglie secche diviso nei quattro quarti degli zoccoli. fermarmi poi, con sguardo da cowboy, e fronteggiare il bianco artificiale creato intorno a me.
gli alberi radi sarebbero le colonne di un tempio, e il mio fiato condensato il fumo dell'incenso sacro.

vorrei guardare con occhi da texano di ghiaccio il suo regno opaco e ovattato.
accenderei forse una sigaretta, per dare più effetto. le mani in tasca a non curarsi di produrre o dare spessore alla mia espressione. sarebbe un lungo guardarsi negli occhi, tra gli spruzzi di neve e le macchie marroni. tra un pugno di colore del giubbotto all'immenso muro di latte vaporoso che cerca di annientarlo.

e affronterei il tempo, gli direi.    gli direi niente.    non ho niente da dire.      gli farei capire con uno sguardo che non ho paura. che l'ho addomesticato e mi sono lasciata addomesticare.
che mi arrendo a quello che sono, così come mi ha fatta la natura.
che il mondo alla fine ci gira intorno, e io con lui voglio ballare, volteggiare.
danzare il valzer, la mazurca, la quadriglia di tutti i popoli, e conservare sempre le ultime note per lui. annuire con il vago sorriso di chi si è arreso. di chi ruoterà piano piano alzandosi e abbassandosi come le trottole a stantuffo, che mi piacevano tanto fa.

capirebbe che mi sto concedendo senza essere puttana. che per amore materno il mio viso sarà suo.



respirerei poi la sua risposta assente.      gli eterni ascoltano ma non parlano.

nell'andare via, abbasserei lo sguardo solo un attimo. come per prendere fiato e mostrarmi tuttavia vulnerabile.
poi batterei il cavallo, e dalla parte opposta, me ne andrei al passo.

gli occhi gelati come gli alberi tornerebbero ad abitare il texas.
il mio corpo consapevole tornerebbe ad abitare la costa.
to the sea. to the sea.


dopo il gatto e le quattro mura, ecco il mio sogno sul blocchetto.
in questi casi, per marcare le cose fatte, utilizzate sempre la V di spunta, e mai il frego sulla parola.




ed è bello pensare che l'inghilterra non sia un complotto dei cartografi.



to the sea, to the sea,
gulls white are crying.
the wind is blowing
and the foam white is flying.