martedì 18 agosto 2015

in agosto le nuvole sono silenziose, lasciano spazio ad un'arpa che suona. i giorni senza doveri si riempiono di pause in cui il tempo si dilata e gli occhi fissano, senza una costanza, il muro che specchia le mie enormi finestre.
dopo aver provato vari pasticci per intrattenermi, dopo averli decretati finiti, mangiati; dopo aver rinunciato a spostarmi con affanno nello spazio, perché so che rallenterebbe il tempo;
torno a fuggire di notte.
l'abitudine mi chiama nell'intrigo di ciò che sta nel buio. nello schermo di un telefono guardo il fumo salire dalle torri di settembre e un violoncello si spezzetta, sporco, in cerchi continui di disintegrazione.
appoggio la testa su una spalla straniera. mi consolo di briciole e la gente mi trova dimagrita.
poi di giorno sogno marinai, e non mi spiego il perché.
ci ricorderemo di noi stessi, circondati da canyon di incertezze. anni nel futuro rileggeremo testimonianze dei sopravvissuti, invidieremo il loro volo in stallo.
ora attendo me stessa, che non abbia più paura di non attendere.
che invece di scrivere finisca di montare questa libreria.
il vento non si alza da un po'.

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